Compiendo un viaggio nella storia dell’arredo per esterni, tra i primi materiali utilizzati ricordiamo il vimini e il giunco, con i quali venivano realizzati arredi che potremmo ricordare nei cortili dei nostri nonni.
Il vimini si ricava da rami giovani e flessibili di salice e con esso si possono creare cesti e sedie per esterni. Questo materiale presenta però alcuni limiti poiché, se esposto a sole e pioggia, tende ad ingrigire e a perdere flessibilità, esponendosi al rischio di rotture.
Il giunco invece è una pianta della famiglia delle graminacee ed è originario della zona equatoriale. Il materiale che se ne ricava è flessibile e leggero e si presta alla produzione di ogni genere di mobile: è robusto e non soffre le intemperie. Dalla parte interna trafilata del giunco si ottiene il midollino, che bagnato e intrecciato permette ampia discrezionalità nella creazione di tessiture e disegni.
Un tempo, artigiani di grande esperienza ed ancor più grande pazienza, lavoravano sapientemente questi materiali per realizzare oggetti di arredo.
Negli anni, l’evoluzione tecnologica nel campo dell’arredamento ha portato ad innovazioni che gettano però uno sguardo al passato per trarre ispirazioni stilistiche.
L’introduzione delle fibre sintetiche, realizzate solitamente in polietilene ed intrecciate su una struttura in alluminio o acciaio, permette di comporre elementi d’arredo che richiamano esteticamente i mobili di una volta, presentando però proprietà decisamente superiori, essendo in grado di resistere all’attacco di muffe, funghi, cloro e salino.
Se di buona qualità, sono piacevoli al tatto, leggere, non si macchiano e sono di facile pulizia. Basta infatti lavarli con acqua e prodotti non aggressivi, sfregando le parti intrecciate con una spazzola morbida.